
“Cosa accade nella mente di una futura sposa che improvvisamente realizza l’idea che deve trovare un abito da sposa per il suo matrimonio?”
Come sceglierlo? Industriale o sartoriale? Pro e contro
Esistono due tipi di reazione!
Ci sono persone che senza ombra di dubbio si precipitano in tanti ATELIER di abiti da sposa confezionati, a misurarne il più possibile, anche divertendosi, perché amano un marchio in particolare oppure pensano sia l’unica soluzione per loro.
Altre che al contrario vanno dritte in un ATELIER SARTORIALE, a farselo disegnare da una professionista e cucire da una sarta (che di solito sono la stessa persona), semplicemente perché non vogliono un modello indossato da chissà quante altre spose nella stessa stagione, ma cercano
qualcosa di davvero unico.
Se anche tu hai bisogno di qualche aiuto per orientarti nella fatidica scelta ti racconterò qualcosa che difficilmente potrai trovare altrove, cercando di aiutarti a chiarirti le idee.
Ti evidenzierò vantaggi e svantaggi di ogni possibile soluzione.
Ti racconterò esperienze che ho ascoltato dalla voce di quelle che sono diventate mie clienti, e non solo le loro, anche quelle dalle loro mamme, zie, amiche, cugine, sorelle. E anche quelle di coloro che NON sono diventate mie clienti, ma con le quali sono rimasta in buoni rapporti per una qualche ragione.
Perché lo faccio?
Perché sono anni che ascolto questi racconti e vivo queste realtà, e penso che ogni donna che si appresti a questa difficile scelta abbia il bisogno di sentire anche qualche scomoda verità, per non incorrere in strane sorprese completamente impreparata.
1° CASO
Immagina una ragazza che trova alla prima visita in un ATELIER
specializzato l’abito da sposa dei suoi sogni. Bello, perfetto e perché no! Anche a buon prezzo. Buon per lei! E’ la soluzione più rapida, pratica e allo stesso incredibilmente emozionante a cui potesse aspirare.
Quando capita a persone che in precedenza avevo incontrato in consulenza, mi sento sinceramente contenta per loro, perché hanno trovato in un batter d’occhio ed in modo convintissimo quello che poteva diventare un lungo e articolato percorso. Quando succede sono raggianti come fossero innamorate dell’abito che hanno visto, provato e acquistato altrove, ed io di fronte a tanta felicità non posso far altro che congratularmi con loro, e ringraziarle per la precedente visita, e fare tesoro dell’ esperienza vissuta insieme come un arricchimento personale e professionale che non andrà mai perduto. Anzi.
2° CASO
Ora immagina una seconda ragazza che visita 10-20 NEGOZI, andando anche fuori regione, facendo infinite prove di abiti, foto storte rubate di nascosto (perché spesso in atelier non si possono fare le foto durante le prove che precedono l’acquisto, ed è giusto che sia così), consigli di amiche e familiari, gruppi WhatsApp, che esplodono di notifiche, video chiamate con chi non ha potuto esserci, mentre lei è sempre più confusa e frastornata dai milioni di dettagli, tessuti, modelli, accessori, stili e modifiche che le risuonano nelle orecchie e nella testa. Alla fine di tanto stress esce vittoriosa da questo turbinio con un bell’abito nella custodia, e tutti le auguriamo di esserne uscita vincitrice, consapevole e convinta della scelta fatta, come accade nella stragrande maggioranza delle volte.
Nell’ultimo negozio ha trovato proprio tutto quello che cercava. Ma soprattutto ha VISTO l’abito pronto, e ha potuto indossarlo prima di acquistarlo, cosa per lei fondamentale. Nonostante i molti mesi e i molti km
fatti tra l’inizio della ricerca e il giorno in cui ha finalmente trovato il suo vestito, lei non avrebbe mai considerato un abito sartoriale per lei sarebbe stato un salto nel buio, lei ha bisogno di sentirsi rassicurata da un oggetto pronto. Visto, provato, comprato.
Ma a volte dopo il vissero felici e contenti c’è una storia che nessuno racconta.
A VOLTE, quindi non spaventarti! – la scelta dell’abito tutto sommato è stata un pochino influenzata da altre persone o dalla frustrazione di non aver ancora trovato nulla, e magari si è anche speso più di quanto si era messo in conto, e non essere neanche sicure della scelta fatta, perché magari quella commessa era stata particolarmente simpatica rispetto ad altre,
oppure la mamma/zia/nonna/amica/cugina della futura sposa avevano votato a gran voce per quel modello.
A volte ragazze reduci da esperienze del genere le ho incontrate nel
mio Atelier per correre ai ripari. Come? Chiedendomi di realizzare un abito, uno che tenesse conto della persona e delle sue esigenze, e non di altri strani fattori. Oppure MODIFICARE abiti comprati altrove, quindi mettere le mani su un qualcosa che non ho mai visto prima, non ho cucito io, non so come reagirà alle modifiche. Immagina il livello di stress che può vivere una futura sposa che si ritrova in questa situazione dopo aver creduto di aver chiuso un capitolo così importante nell’ organizzazione del matrimonio. Niente paura eh, si fa tutto. Ma a saperlo prima, le ragazze
in questione forse avrebbero volentieri evitato tanto stress ed ansia, e una marea di preoccupazione inutile in più. Come si procede in questi casi? Valutando attentamente tempi e costi, oltre alla fattibilità o meno della modifica, e procedendo poi con tutta la serenità del mondo. Perché è di questo che si ha bisogno quando si crea una situazione del genere.
3°CASO
Ora sorridi, e immagina, come nella maggior parte dei casi, una ragazza visita solo tre ATELIER, poi sicura di se, torna dritta dritta nel primo dei tre per comprare senza ulteriori dubbi l’abito che le ha fatto battere il cuore. Benissimo, prende e porta via, il capitolo abito è chiuso, magari ben prima della data delle nozze.
Poi questa ragazza improvvisamente:
– scopre di essere incinta, oppure
– dimagrisce in vista delle nozze, oppure
– mette su qualche chiletto perché si sente rilassata per aver pensato quasi a tutto e non le resta che godersi gli ultimi mesi di fidanzamento, oppure
– decide di riprovare a freddo il vestito un mese prima del matrimonio e improvvisamente si sente strana, quasi una persona diversa rispetto a quella che lo aveva acquistato, perché stranamente proprio non ci si riconosce più. E’ una pazza?
NO! Ha solo CAMBIATO IDEA, magari perché nel frattempo nella sua vita è successo qualcosa che l’ha fatta cambiare. Ti è mai successo di cambiare idea?
Così la speranzosa ragazza torna nel negozio in cui aveva acquistato l’abito, e senza capire se quello che sta ascoltando sia la realtà oppure un incubo, sente queste parole: “Ma che dice, il vestito è perfetto così, vedrà che quel giorno passerà tutto”, oppure “Mi dispiace, la sarta è in ferie/occupata/etc” “Siamo nel pieno della stagione”, “Non si può modificare”, morale della favola: “Non possiamo aiutarla”. Oppure: “Mi dispiace, le modifiche vanno fatte prima della consegna, ora non possiamo intervenire ad un prezzo conveniente” (e posso capirlo, perché le modifiche su un abito finito sono davvero costose!), oppure “Certo, ma non possiamo eseguire le modifiche sul vestito noi qui, dobbiamo quantificarle, poi spedirlo in … e aspettare che torni indietro, e infine riprovarlo (sperando che vada bene). Quando ha detto che si sposa? Ah, tra un mese…”. Morale della favola: “Non possiamo aiutarla”. Pensi che stia esagerando? Ti dico solo che in questi anni ho lavorato spesso sul restyling anche grazie a risposte del genere date da altri!
4° CASO
Immagina una ragazza che non abbia nessuna voglia di girare per negozi, oppure che abbia in mente un’idea particolare che non riesce a trovare in giro: giustamente timorosa entra nello studio di uno stilista o in un LABORATORIO SARTORIALE per capire come funziona una cosa del genere, e soprattutto farsi un’idea dei costi necessari per la realizzazione di un abito che prima non esisteva.
LEGGI BENE: CHE PRIMA NON ESISTEVA. Ora, io che faccio questo lavoro mi stupisco sempre della fantasia che hanno tutte le spose che scelgono questo percorso, che è completamente diverso da tutti quelli appena descritti! Come dicono spesso le spose con cui parlo al primo incontro “Ma come faccio a immaginarmelo se non l’ho mai visto?” Nessuna opera di convincimento, nessuna spiegazione dettagliata, nessuna parola o dimostrazione pratica, così come nessun progetto CAD potrà mai convincerti che creare un abito da sposa da ZERO sia un’ esperienza positiva e ricca di benefici, se non hai dentro di te un
ingrediente fondamentale: la voglia di metterti davvero in gioco, perché se scegli un abito sartoriale devi LAVORARE ANCHE TU. Non scherzo, è un percorso in cui non saremo semplicemente cliente e fornitore ma saremo COLLEGHE, impegnate a conseguire un unico obiettivo, l’abito perfetto per te, e solo per te. Senza il tuo aiuto (con informazioni verbali e non, osservando le tue reazioni spontanee allo specchio durante le prove, di idee iniziali o in corso d’opera, di dubbi espressi) io non posso fare nulla. Quindi un percorso del genere non è per tutte, può spaventare quelle persone che come indole andrebbero dritte dritte a provare diecimila vestiti in quanti più negozi possibile, fino a trovare un abito adatto a loro che le facciano sentire belle.
Se scegli di disegnare e realizzare un abito sartoriale su misura, la prima volta proverai una “tela di prova” (realizzata per verificare misure e modello), non certo il tuo abito finito, ma da quel momento sarai pronta per iniziare a fantasticare avendo a disposizione una base concreta e visibile da cui partire.
Se durante i precedenti incontri tutto è andato bene, se chi ha disegnato l’abito ha capito perfettamente chi sei e quali siano le tue esigenze e le tue paure, la tela di prova sarà solo una conferma delle tue idee e della tua fiducia in noi. E la FIDUCIA è una cosa che non si compra, non si spiega ma si guadagna.
Sembrerà strano leggere queste cose in un rapporto commerciale, ma credo non si possano proprio escludere questi elementi quando si parla di “sartoria“. Entrano in gioco oltre alla fisicità, anche la personalità di una futura sposa, i suoi valori, le sue paure. Sono tutte cose che non si scrivono sul contratto, ma che esistono e vanno prese in considerazione per far emergere l’essenza della donna che fino a 5 minuti prima di incontrarla in era una sconosciuta.
E come si può arrivare ad una conoscenza del genere? Si fa quello che le persone sanno fare meglio: comunicano, cercando di capire se chi si ha di fronte possa essere una buona compagna di viaggio.
E poi ascoltando, parlando e valutando insieme disegni e tessuti, scoprendo se siano adatti o no ad intraprendere il viaggio, evidenziando insieme quali parti del corpo possano essere un punto di forza e quali meno, o quali difetti fisici esistano solo nella mente della futura sposa. E poi lungo la strada risolvere tutti i dubbi e e incertezze, i ripensamenti su un tessuto o su un dettaglio, valutando alternative o cercando di capire quale soluzione sia la migliore, fino ad arrivare al miglior risultato possibile.
Insomma, un gran bel lavoro. Non tutte se la sentono. Ma è un lavoro che da soddisfazioni, la certezza, la sensazione addosso e la realizzazione che un abito, un semplice oggetto, possa davvero rappresentare in tutto e per tutto la persona che lo indossa. Nelle sue caratteristiche UNICHE e nella sua bellezza.
La stessa bellezza che ha spinto un’altra persona a decidere di sposarla.
Se sei arrivata a leggere fino in fondo questo lungo racconto, e senti che il tuo cuore si emoziona all’idea di provare a realizzare il TUO pezzo unico, ti aspetto per iniziare tutto questo insieme a te.
Io non voglio lavorare con tutte le future spose.
Io voglio fare felice proprio le persone come TE.
Ti aspetto!